I primi donatori stranieri : Viviane e Christian
- Andreina
- 1 giu 2016
- Tempo di lettura: 4 min
Aggiornamento: 4 set 2020
Un luogo dove le differenze tra esseri umani si annullano
Stamattina mentre scendevo le scale della mia mansarda, sorridevo ripensando al sogno che avevo fatto la notte passata. Avevo sognato di sposarmi per ben due volte, e questo è stato motivo di conversazione della giornata con i miei amici del mosaico e con i miei genitori a pranzo. A me piace stupire, anche se per scherzo, e mi ispiro alle vite di grandi personaggi a cui sembra consentito tutto. Mentre facevo colazione pensavo ai particolari dei due matrimoni, che dovevano essere diversi dal primo già fatto e pensavo, ridendo ad alta voce, allo spavento che avrei arrecato a Don Santi, che con me ne ha passate veramente tante. Dopo che abbiamo fatto richiesta di aiuto in prestazione d’opera negli ultimi tre anni, gli ho portato gente da ogni nazione del mondo e soprattutto di religioni diverse. All’inizio tutto questo era strano e ci incuriosiva, poi con il tempo è diventato motivo di conversazione e ci ha fatto scoprire la ricchezza della diversità e del confronto. L’amore, la bontà, il rispetto e la generosità sono sentimenti universali che ci fanno diventare prima amici e poi fratelli.
Da queste riflessioni è nata l’esigenza di costruire uno spazio all’interno di questo progetto dedicato a tutte le religioni, l’anfiteatro drago all’Asia, il tempio alla Grecia, la civetta all’Egitto ecc., ognuna di essa identifica la persona che è venuta a donare il suo tempo e lavoro per noi, lascia traccia di un pensiero buono e di amore.

I primi stranieri che hanno raggiunto Indicatore sono stati Viviane Wolff ed il marito Christian, arrivavano da Mentone. Si presentano un venerdì pomeriggio con aria timida e riservata, pernottano ospiti a casa mia e il giorno dopo gli affido l’esecuzione in mosaico trencadis di un lato della paratia monolite, posizionato oggi lungo la linea di confine con il vicino Marco (lo stesso Marco che da tre anni ci ha affidato il suo transpallet, chiedendocelo con cortesia ad ogni necessità, come se fosse nostro).
Mi sono sentita in colpa nell’averli lasciati soli, ma quel sabato avevamo già da tempo preso degli impegni, dovevamo essere presenti all’Obihall di Firenze per un evento organizzato dalla Fondazione Coop, che aveva organizzato la proiezione di un documentario su un progetto di inclusione tra abili e diversamente abili, una quarta Liceo Artistico di Arezzo e l’associazione Cla, e ci aveva coinvolto. Al nostro ritorno, troviamo Viviane e Christian ancora all’opera, che nonostante la fatica, le mattonelle da esterno sono dure da tagliare a pinza, ci hanno accolto con un sorriso soddisfatto per il lavoro eseguito. Viviane aveva usato i colori che le avevo messo a disposizione e seguendo il disegno era riuscita a creare un’armonia delicata come la sua persona, realizzando come firma due libellule che volano tra l’albero mano, ogni giorno le guardo passando ed è come se loro fossero sempre con me. La cosa più strana è che Viviane e io non parlavamo la lingua dell’altra, eppure ci siamo comprese su tutto con grande empatia e la serata trascorsa insieme al ristorante ha dato i natali ad una grande amicizia che dura ancora oggi. E’ bellissima questa sensazione, non ti fa sentire sola, c’è sempre tanta gente accanto a me. Il ricordo è sempre gradevole e vivo come il primo incontro, come se non fosse trascorso il tempo.
La diversità del mosaico trencadis e le varie scuole di pensiero.
Vi parlerò della mia esperienza e di ciò che ho capito sul mosaico non cercando di indottrinarvi storicamente perché per quello riuscite a trovare tantissime informazioni sul web o su libri tecnici, piuttosto vorrei parlarvi della mia esperienza.
Con l’arrivo di tanti mosaici stranieri e italiani sono venuta a conoscenza di soluzioni e malizie tecniche, chi usa il marmo ed ha una formazione del mosaico romano realizzato a piccole tessere quadrate che seguono il movimento del disegno si rivolgerà alla scuola ravennate ottima per la tecnica, chi cerca una combinazione di materiali come gli smalti spaccati a martellina di forma regolare e non con tessere anche di varia natura (plastica, ferro, vetro, ecc ecc) si può rivolgere a Spilimbergo, queste sono le più grandi scuole italiane che hanno formato i mosaicisti di tutto il mondo.
Poi esiste il mosaico di ciottoli di fiume e mare della scuola veneta di cui mi ha messo a conoscenza uno dei nostri donatori mosaicisti Luca Riggio, dove il ciottolo viene disposto nella sabbia e poi annegato nella malta cementizia, vi assicuro una vera poesia che richiede una grande preparazione tecnica e amore per questi ciottoli che nascondono una vita di storia ma che non hanno una gamma di colori soddisfacente, vanno dal nero, grigio, rosso, verde e marrone anche se le sfumature e le venature lo rendono un individuo unico, non come il mosaico di mattonelle o maioliche composte dall’uomo come per il trencadis.
Alla fine quello che penso è che la tecnica deve essere uno strumento nelle nostre mani e liberamente deve darci la possibilità di realizzare quello che il nostro pensiero e animo crea. Il mosaico come qualsiasi altra tecnica artistica rappresenta la nostra natura, la sensibilità ed il gusto estetico, quindi basterà scegliere la tecnica che più ci rappresenta perché non è questa ad influenzare il nostro gusto ma piuttosto l’inverso e il risultato che otterremo è sempre rappresentativo di noi stessi.
Purtroppo non so che tipo di mosaico potrei scegliere, perché non ho mai potuto scegliere, conosco solo quello che ci viene donato per realizzare questa grande opera che abbinato alla fantasia e l’industriosità ma soprattutto alla generosità di coloro che mi vengono ad aiutare lo rende speciale!
E’ l’artista che crea un’opera importante non il materiale, quindi non avvilitevi, sperimentate abbiate sete di conoscenza, solo allora sarete liberi di creare.
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