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  • Andreina

Le storie dei mosaicisti: Madalin Florin



Tre anni fa ho conosciuto un giovane ragazzo rumeno, Madalin Florin Petrejel, un operatore dell’Associazione Cla che ha iniziato un percorso con noi nel mosaico di Andreina. I ragazzi che accompagna ogni venerdì mattina - Giuseppe , Tiziana, Walter, Andrea, Monica, Alessio, Gabriele, Michele, Alessia, Luca e Paolo, - sono molto affezionati a lui per la sua natura dolce e affettuosa, lui è sempre attento ad ogni necessità. Madalin è di grande stimolo per loro, li aiuta in ognuna delle nostre attività la scultura, il mosaico e anche nelle pulizie del nostro cantiere, che è sempre alla mercé del disordine per le molte mani e i vari caratteri che vi circolano, scompaiono e poi ritornano sempre. Madalin è un ragazzo che si distingue per tante ragioni, tra le quali la più rilevante mi sembra la sua età, e la vita diversa che conduce rispetto a molti suoi coetanei. Una delle tante mattine parlando insieme mi dice: “Sai Andreina c’è sempre un motivo perché le persone si incontrano e nasce da subito un’affinità, chissà cosa hanno deciso per noi.


E oggi ve lo posso raccontare finalmente, e sono convinta che non sarà finita qui. Il mosaico di Andreina deve essere conosciuto in tutto il mondo e Madalin, come tanti artisti stranieri venuti in prestazione d’opera, si è impegnato a promuovere il mosaico presso istituzioni pubbliche e private in Romania. Quando prenotiamo i biglietti aerei, sono palpabili la sua apprensione e la sua emozione. Sono già andata in Spagna da Borja Blanco Cochon, da Rosa in Belgio e ora in Romania con Madalin. Ad una settimana dalla partenza, mi chiamava per sapere cosa mettere in valigia, una valigia piccolissima - la borsa di Mary Poppins - c’era di tutto dentro.


Veniamo accompagnati a Perugia dall’amico Luigi Zampini e da lì inizia l’avventura. Durante i controlli ci fanno i tamponi per le droghe, bombe e perquisizione manuale, poiché io il metallo ce lo devo avere dentro e per questo suono sempre. Quando il poliziotto domanda se avevamo bombe od esplosivi, io incoscientemente e con un gran sorriso rispondo: “Oggi le ho lasciate a casa.” Segue un silenzio di tomba. Penso che Madalin in quel momento mi avrebbe voluto uccidere, usando una metafora, aveva iniziato a sudare ed era diventato tutto rosso. Dopo qualche secondo di attesa riusciamo a rivestirci ed imbarcarci sull’aereo. Una volta saliti comincio a sentire dei brividi che percorrevano il mio corpo dalle punte delle dita dei piedi alla testa, un leggero formicolio fastidioso che poi si è rivelato dopo qualche ora intossicazione da cibo cinese. Arrivo in albergo con nausea e dolori lancinanti allo stomaco, lasciamo i bagagli e per non spaventare Madalin che era già spaventato per tutto, essendo apprensivo e premuroso, andiamo in un piccolo ristorante con un bel camino in centro a Bucarest. In tutta onestà, appena aperta la porta io avrei vomitato per l’odore di cibo, ma perseverante nel mio intento di non spaventare Mandalin, ho ordinato una camomilla, rovinando così la serata a Madalin.


Poi Madalin mi ha accompagnato in una delle dieci chiese ortodosse presenti nella città, dove mi sono presa benedizioni di ogni genere. Ho iniziato dall’esterno a dare spiccioli agli zingari e ho continuato fino a quando siamo arrivati di fronte al corpo dell’arci-monaco ortodosso, custodito in uno scrigno dorato e incorniciato con meravigliose icone. Nel frattempo abbiamo comprato una quantità spropositata di candele votive profumate e di pura cera d’api. Entrando in chiesa, prima vengo folgorata dalla bellezza dell’altare, poi dalle signore sempre anziane e con il fazzoletto in testa, che sedute accanto ad una tavola ricoperta da una tovaglia a quadri ti porgono carta e penna, dove devi scrivere i nomi delle persone care che vuoi far benedire. Per i miei cari non bastava il foglio, quindi aggiungo “tutti parenti e amici”, quando mi avvicino al pope con il foglio e le candele, lui inizia a leggere mi chiede di specificare dei nomi e le frasi, amici e parenti, “Ma quanti sono?” “Qualche migliaio”, rispondo io, lui inizia a ridere e mi benedice con affetto. Nonostante la benedizione, io continuo a stare male!


Il giorno dopo ci alziamo di buon ora e iniziamo a spostarci su un taxi. Non ho mai visto tanto traffico, mi sentivo a New York per il tasso altissimo di smog e mi sentivo a Panama per il caldo, nei locali pubblici e in albergo avevo la sensazione che le mie vene potessero scoppiare per le tante escursioni termiche. Madalin ripeteva continuamente ”Andry di cosa hai bisogno”, per me era diventato un tormentone, lui con me era come un padre amorevole e premuroso. Mi porgeva lo specchio se mi mettevo il rossetto, mi controllava il trucco, aveva pronto un caricabatterie di riserva per il mio cellulare, mi porgeva continuamente fazzolettini - umidificati per i germi o per uno starnuto,- mi porgeva il suo braccio quando camminava troppo velocemente per le mie gambe (è più alto di me di quasi trenta centimetri ma pesa quanto me, assomiglia ad una giraffa aggraziata e delicata nei movimenti). Mi diceva “Andry sei bassa” e io rispondevo “non bassa ma multitask“ prego, le donne piccole sono maneggevoli. Ridevamo insieme per tutte le stranezze che ci colpivano: dei taxi riverniciati almeno 20 volte; degli zingari che si soffiavano il naso utilizzando le cinque dita e il palmo per depositare il muco sui pantaloni o sulle gonne, sempre a fiori variopinti e svolazzanti, e sotto le quali si intravedevano sandali colorati e calzini stratificati per il freddo.


Avremo preso trenta taxi in tre giorni e nonostante questo abbiamo camminato tantissimo. La mattina dell’appuntamento in Ambasciata italiana, il tassista invece di portarci davanti all’Ambasciata Italiana ci scarica davanti al Consolato, da lì il custode ci invia in Ambasciata, e dall’Ambasciata ci spediscono all’Istituto di Cultura, dove avevamo un appuntamento con il direttore Ezio Peraro. Dopo una serie infinita di imprevisti, tra i quali i tre taxi che avevamo preso, eravamo arrivati con quattro minuti di ritardo.Comunque il colloquio era andato bene, il direttore si era mostrato entusiasta e aveva menzionato molti futuri progetti.

Io però non ero del tutto contenta, volevo riportare a casa anche qualche altro risultato; il sacrificio economico e di energia che mi costano tutti questi viaggi è molto e per questo sono motivata a trarne il massimo vantaggio possibile. Ci rechiamo in una chiesa dove incontriamo Don Daniele , il quale mi presenta la Preside della Scuola Italiana a Bucarest, e fissiamo con lei un appuntamento per il giorno dopo. La Preside è in Romania da otto anni, originaria del senese, e ha da subito dimostrato grande interesse a iniziare una collaborazione con l’Istituto di Cultura e anche a diffondere il nostro documentario “The Vision”, realizzato da Laura Santelli, che racconta la nostra storia.Adesso mi sento veramente soddisfatta.


Nella mezza giornata rimasta, volevo visitare di persona tutto quello che fino ad allora avevo visto solo dal finestrino della macchina. Immensi palazzi antichi sono affiancati da altrettanti palazzi moderni costruiti dal regime, sono un po’ cupi e austeri e sono anneriti dallo smog delle migliaia di macchine a gas. Le strade sono colorate dai mille chioschi di fiori con toni accesi e profumati. Mentre camminavo per le strade, mi è sembrato di vedere un popolo diviso in due: una parte con lineamenti più nettamente europei e una parte con lineamenti nettamente appartenenti al popolo rom. Madalin mi ha messo al corrente su alcuni aspetti della cultura rom e mi ha introdotto alcuni dei suoi aspetti più affascinanti. Mi ha raccontato che il popolo romeno è stato per decenni privato dell’autostima e gli è negato qualunque obiettivo di crescita personale o qualunque espressione di creatività. Oggi però le cose sono cambiate e si sente tanta voglia di risorgere. Certamente un modo diventato così interconnesso aiuterà questa rinascita desiderata. Bella e malinconica la musica zingara, parla d’amore e di sciagure, è cantata da donne con capelli corvini e gli occhi profondi - si dice che debbano essere guardate negli occhi, - e che a seconda della loro ricchezza, hanno più o meno monetine incastonate nella capigliature. Vendono poche cose per strada o nei mercati colorati di frutta e verdura, e racimolano un po’ di denaro ogni giorno.


Il mio soggiorno era finito e sono contenta di tornare in Italia, dove l’aria ha un profumo a me familiare, il sole splende scaldando l’aria e dove anche l’erba ha un profumo tutto suo. Sento l’emozione di rivedere i miei dopo tanto tempo, un tempo irreale, perché i miei viaggi durano pochi giorni ma sono così intensi di emozioni, di informazioni e di incontri che mi sembrano durare molto di più.


CAMINO SCULTURA ROSSO IN BASSORILIEVO- Visto che devo descrivere come artista una delle tante tecniche da me utilizzate e in questo momento sono con il computer sulle gambe davanti al mio camino, vi parlerò di quest’opera: quando ho acquistato la mia casa in cucina c’era un camino molto semplice, con un fondo di intonaco pitturato di bianco, con una bocca piccola, piccola. Ho sempre immaginato questa fonte di calore come un abbraccio che avvolge e protegge e l’unico colore che mi era più congeniale era il rosso. Dopo aver graffiato il fondo di intonaco con una raspa e un punteruolo ho posizionato delle tabelle di Airbeton (calcestruzzo cellulare o cemento cellulare, utilizzato per le coibentazioni delle case e per la prima volta nei paesi nordici, come pannelli di rivestimento) che si trova in commercio negli empori edili. Un materiale poroso e leggero che non va ad appesantire la struttura, è friabile nella lavorazione, infatti le sculture che realizzate alla chiesa sono state scolpite anche dai bambini tanto è morbido, ha lo stesso aspetto della pietra pomice. Dopo aver posizionato le tabelle con del collante da Airbeton, ho aspettato qualche giorno prima di iniziare a realizzare il bassorilievo, scavato con cacciaviti, coltelli o piccoli scalpelli, dopo aver sbozzato l’opera aspettando che la superfice sia completamente asciutta con delle apposite raspe o carta vetrata sono passata alla rifinitura. Vi raccomando!.......aspettate che la superfice sia completamente asciutta altrimenti impasterà rendendo inutilizzabile l’attrezzatura per la rifinitura. Dopo di chè pennelate sul bassorilievo un prodotto impermiabilizzante all’acqua o bicomponente (prodotti da piscine) che chiuderà i pori e renderà idrorepellente la vostra opera all’umidità rendendola meno fragile, lasciate asciugare per qualche altro giorno e poi dipingete la superficie a vostro piacimento con colori acrilici per poi proteggerli con una mano di cera d’ambra o con una vernice trasparente acrilica a protezione del colore. L’effetto è straordinaio e l’esecuzione è semplice! Buon lavoro!
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