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  • Andreina

Le storie delle mosaiciste: Cinzia



Quante vite diverse, quanti nomi, quanti caratteri. Questa diversità è meravigliosa e ognuno nella sua unicità è speciale e Cinzia Venturini sicuramente lo è. E’ bastato un messaggio su fb un paio di telefonate e Cinzia è arrivata dalla Svizzera un lunedì mattina con una macchina carica di cioccolate, spatole da lavoro, mattonelle e tanto altro. Incredibile abbiamo pensato non ci conosce e già ci vizia! Le cioccolate erano dentro un paiolo da muratori con un grosso fiocco rosa, dopo qualche giorno c’era rimasto solo il fiocco perché Don Santi e Borja Blanco le avevano polverizzate.


Cinzia era simpatica, sorridente e sempre con la paura di disturbare, ed è entrata decisa come un panzer nella nostra realtà come se ci fosse stata da anni. Ha capito da subito le nostre esigenze, compreso le difficoltà - il nostro è un progetto autofinanziato che vive di donazioni in prestazione d’opera, - e dopo qualche ora mi brontola dicendomi: ”Andreina non puoi continuare a vivere così, ti stanchi troppo, devi riguardarti, devi trovare il modo di sostentare per realizzare tutto questo, è ammirevole tutto quello che fate ma è troppo sacrificio in queste condizioni”. Io ho pensato che già si era affezionata a noi in modo speciale, altrimenti non avrebbe cercato delle soluzioni pratiche immediate ai nostri problemi. Avrebbe potuto trascorrere la sua settimana con noi aiutandoci e poi semplicemente andarsene. Invece, con lei abbiamo lavorato fino a sera tardi tutti i giorni, perché Cinzia è costante in tutto, e la chiesa era oramai diventata casa anche per lei. È stata una bella settimana, passata con una nuova persona subito diventata amica, che mi ha parlato della chiesa e della sua permanenza come di un pellegrinaggio spirituale con se stessa; ha un carattere solare ma deciso, ha messo in riga tutti, manifestando disappunto con estrema facilità ma altrettanto sorridente e vivace nel gioco, come si dice da queste parti una “ganza”.


Cinzia si è anche meravigliata di aver incontrato persone ad Arezzo che non conoscevano il nostro progetto, e mi ha fatto pensare a come rendere il progetto più visibile. Ho pensato che quando sarà in pensione potrebbe essere molto utile se passasse un po’ di tempo da noi, sarebbe di grande aiuto. Finita la sua settimana e la sua donazione in prestazione d’opera, ci saluta con grande affetto riparte. Poi, mi telefona al suo arrivo e inizia a progettare, come tutte le creative, una vera macchina da guerra per promuovere il mosaico, con saggezza e ottimismo. Credo che mi somigli per quanto riguarda la dinamicità mentale, infatti quando arrivo da Don Santi con una nuova idea notturna, lui mi dice: “Dormi la notte, dormi e non venir qua a stressarci il cervello, dormi, pensa meno, non se ne può più”. Così è Cinzia. Tornata a casa vulcanizzata da mille idee, ha imbastito un caos organizzato, ha schiavizzato suocera e genitori nella realizzazione di gadget per la raccolta fondi del Mosaico di Andreina, ha coinvolto amici e parenti, ognuno aveva un ruolo: chi trovava la stoffa, chi i cordoni, chi le perline, chi qualcos’altro. Ogni giorno ci sentivamo riguardo alle sue idee vulcaniche, e alla fine ha convinto una stamperia a produrre segnalibri, cartoline con sopra immagini, pezzi di mosaico, tutti oggetti da vendere per raccogliere fondi per il mosaico. In breve tempo è riuscita a raccogliere mille euro e ha pubblicato su fb un post con questa grande vittoria. Allo stesso tempo, ha continuato ad aiutare la realizzazione del mosaico lavorando su dei particolari dell’Esodo, che andranno inseriti sulla parete destra della navata della chiesa. Ci ha anche introdotto ad una mosaicista tedesca, Caroline Jung, che verrà presto da noi.


Tanta generosità mi fa un po’ fatto paura, in senso positivo ovviamente, e un giorno le ho chiesto il perché. Io sono direttamente interessata al mosaico, in un certo senso questo è il mio destino, ma per lei il mosaico cosa rappresentava, perché ci metteva tanto amore, in una settimana aveva trasformato un pensiero in un’azione concreta. Lei mi ha risposto: “Sai Andreina, ognuno di noi deve avere uno scopo nella vita, sono tante le cause che meritano di essere accolte, ma non lo posso fare per tutti, e ognuno di noi sceglie la sua, io ho scelto questa!” A quel punto non mi sono sentita più spaventata, anzi l’ho accolta a braccia aperte ed è diventata la persona che riesce ad incoraggiarmi con le sue parole e le sue azioni, che ha sempre un sorriso pronto, e che con dolcezza e decisione riesce a sostenere un ideale così grande. Questo progetto artistico e sociale, una volta terminato consegnerà un luogo magico a molti, a chi ha bisogno di amore, di autostima, di un sostegno, di creare, d’educare e d’imparare, diventerà un posto unico dove tutti saranno amici, si troveranno al sicuro e saranno sostenuti, e dove saranno riconosciuti per la loro importante unicità. Cinzia è un’artista che mi sta aiutando in tutto questo e la ringrazio, so che la rivedrò presto anche se è sempre con me.


CALCO IN GESSO- La piccola Madonna da tasca nella foto mi è stata regalata anni fa da un amico scultore, dopo averla restaurata ed abbellita con bassorilievi, ne ho fatto delle piccole copie per sperimentare un calco a silicone fattibile in casa e con materiali comuni in commercio. Ho preso la piccola Madonna posizionandola su un piano e l’ho pennellata con del sapone liquido più volte, poi ho ricoperto la superfice con del silicone sigillante dato a pistola, spalmato con un coltello, che ho fatto asciugare a lungo. Da parte ho preparato del gesso scagliola che ho versato all’interno dello stampo, precedentemente costruito con delle bacchette di legno che hanno riquadrato a cornice il bassorilievo. Ho lasciato asciugare la scagliola e rovesciando la colata che ora chiamiamo stampo negativo cerco aiutandomi con un coltello di sollevare la piccola Madonna, che grazie all’isolamento creato dal sapone fuoriesce con facilità dal silicone. Ripulisco l’originale con pennello e poi dell’acqua, prendo in mano il negativo, controllo che il silicone abbia aderito perfettamente alla superfice calcata lo ripulisco, lo posiziono sul tavolo rovesciato e poi passo al calco in positivo, che può essere realizzato in gesso, in creta se sapete dove cuocerlo oppure con delle resine bicomponenti. Questo metodo base anche se con materiali professionali è lo stesso che viene utilizzato per l’esecuzione di calchi di statue importanti o gadgettistica, dove al posto del silicone vengono utilizzate delle gomme bi-componenti che consentono una 'serialità' di copie numerosa. Prossimamente vi spiegherò il processo della cera persa, che viene utilizzato in oreficeria e nelle fonderie per la realizzazione di gioielli in microfusione nel primo e sculture in bronzo nel secondo.
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