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  • Andreina

Le storie delle mosaiciste: Rosa


Dopo il racconto della mia avventura in Belgio, voglio parlare di come ho conosciuto Rosa Carruana. Rosa come tanti artisti stranieri si sta occupando della promozione del mosaico di Indicatore. Il mosaico ‘umano’ di Andreina ha raccolto la testimonianza non solo pratica della prestazione d’opera di 570 persone in soli tre anni, ma soprattutto quella sentimentale di rapporti creati con chi ne ha fatto parte e chi mi hanno aiutato a costruirlo.



Il 2 giugno 2015 mi scrive una signora molto gentile chiedendomi la possibilità' di poter partecipare al mosaico di Indicatore, ho dato la massima disponibilità da subito, come con tutti gli altri. Mi chiede di poter venire a settembre dal Belgio, per poi andare a trovare il fratello Flavio a Capalbio nella nostra Toscana. Precisa e puntuale rispetta l'orario prestabilito e si presenta alla chiesa di Indicatore con sua figlia Elisa e il fratello Stefano. Tutti e tre simpatici e belli nella loro semplicità e amicizia, sardi di origine e belga di nascita. Vengono ospitati a casa di Don Santi e Rosa da subito si dimostra disponibile e dolcissima, le affido il lato di una paratia e lavora alacremente per cinque giorni, sufficienti a creare da subito un bel rapporto. Nei giorni seguenti mi confida di avere un problema al braccio e in men che non si dica arriva in suo aiuto il nostro Francesco Panerai.


Rosa non solo si rivela una brava mosaicista ma anche un ottimo aiuto in casa per Don Santi e Borja Blanco Cochòn, il nostro scultore galiziano che vive da noi da oltre due anni. Una donna generosa, una mamma, un’artista e un’amica, e con il passare del tempo mi confida che uno dei suoi sogni sarebbe stato partecipare a progetti come quello di Gaudì, Niky de Saint Phalle a Capalbio; la partecipazione al progetto di Indicatore è stato come esaudire un grande sogno, quello di raccontare se stessa come artista e lasciare qualcosa in un'opera che, secondo lei, parlerà per secoli. Tra l’altro, questo l’avrebbe aiutata a superare il dolore della morte della mamma deceduta pochi mesi prima alla quale era tanto legata. Mi ha parlato con grande amore e ammirazione di usa madre, Maria Grazia Bidotti, una donna sarda emigrata con il marito Antonio e 8 figli in Belgio, dove rimase per sempre. Maria Grazia è stata una madre amorosa che è riuscita a tenere legati a sé tutti i figli, e ha cercato di educarli secondo le tradizioni e la morale che facevano parte della sua storia.


Dopo qualche giorno dal suo arrivo, Rosa mi dice di sentirsi finalmente al sicuro, in piena tranquillità, la guardo meravigliata e le chiedo il perché. Lei mi risponde che era la prima volta che si allontanava da casa da sola per vivere una realtà estranea a quella familiare, infatti per quello era arrivata in compagnia, pronta a scappare, se le fossimo sembrati brutti e cattivi. E non avrebbe mai immaginato di vivere insieme ad altre persone nella casa di un prete, frequentata da gente che arriva all’improvviso, che si aggrega durante l’ora di pranzo e poi va al lavoro, e la tratta come se l’avessero conosciuta da una vita confessandole difficoltà e problemi. Mi sono affezionata subito a lei, ci aveva riempiti di dolci belgi e con la sua gentilezza ci ha conquistato. Mi sono permessa di chiederle di trattenersi qualche giorno in più, ma lei mi fa capire timidamente che sarebbe stata un’offesa per il fratello che viveva a Capalbio, che l’aveva aspettata per molto tempo; allora, con estrema semplicità, io le rispondo che avendone altri 9 non vedevo il problema, uno in più uno in meno! Poi sorridendo l’ho lasciata andare via con tanto di lacrime come era giusto che fosse.


Il mosaico di Indicatore è anche questo, penso spesso ai motivi che spingono una persona a prendere un treno, salire su un aereo o su un pullman per raggiungerci, forse per raccontare la sua storia di artista, per fuggire da qualcosa, per dimenticare, o superare un pensiero brutto. Questo ci fa sentire ancora di pi`¨una comunità, ci fa sentire importanti, perché nell’altro trovi il confronto e abbandoni la paura di non essere capito, sminuisci il tuo problema perché meno grave dell’altro, ridimensionando la paura del conflitto interiore. Ogni persona che ci ha raggiunto in questi tre anni e mezzo ha arricchito le vite di ognuno di noi, ha lasciato una traccia indelebile nella nostra conoscenza e sensibilità. Le risa, il pianto di commozione davanti ad una storia raccontata con dolore, il tempo passato a lavorare insieme, il risveglio al mattino davanti una tazza di latte o di tè, hanno scandito il passare dei giorni e ci hanno accomunato in un destino indimenticabile.


Niente è per caso. Più il tempo passa più scopro che la nostra strada è ben definita, che la provvidenza ci accontenta nelle nostre richieste più nascoste e allontana la paura della insicurezza in un incerto destino. Tante volte penso ma perché ho incontrato questa persona e perché in questo momento, poi mi abbandono e assecondo ciò che mi offerto nel cammino. Trovo sempre un motivo, e il tempo - con la dovuta pazienza - ci fa capire meglio cosa possiamo rappresentare anche nella storia id un’altra persona. Ho scoperto sulla mia pelle che l’amicizia è un valore sacro e che l’empatia abbatte le barriere della diffidenza, il nostro cuore, l’esperienza e il cervello traducono un sorriso uno sguardo una stretta di mano un abbraccio e come un elettrocardiogramma decodificano all’istante, definendo inconsciamente immediata l’alchimia.


E’ sorprendente quando dal finestrino di un treno, si vede scorrere il passeggio di tante persone, e mi chiedo come è possibile eppure abbiamo tutti due occhi una bocca, un naso, capelli, orecchie, come facciamo a essere tutti diversi, nel carattere nel portamento, nella fisionomia, e non trovo altra risposta se non quella della grandezza di Dio. Osservo quanto sia grande tutto ciò che ci circonda e che passa inosservato hai nostri occhi, basterebbe osservare una centesima parte di tutto questo per accorgerci della meraviglia umana della creazione, e della felicità che crea dentro di noi il mistero. Quante Andreine esistono in me, per riuscire a provare sentimenti ed emozioni diverse, cambiando atteggiamento e modo a seconda di chi ho davanti, cosa accade in noi per cambiare così tanto, la presenza di una persona o di un’altra ci mostra un aspetto sempre diverso di noi, trasformandoci in un diamante con mille sfaccettature. Tutto è così sorprendentemente meraviglioso, ringrazio chi mi ha dato la vita perché mi ha consentito di far parte di un cosmo indecifrabile e affascinante.


MOSAICO AGGLOMERATO e PITTURA, ENTRAMBI CONTAMINANTI Voglio parlarvi di mosaico non tradizionale, quello non convenzionale che ha scritto la storia e la ricerca nei secoli, durante le mie ricerche ho scoperto che oggi, gli artisti inseriscono vari oggetti nel mosaico di vetro Tiffany, di marmo, smalti, oppure materia di altra natura, metallo, spago, conchiglie, sassi e tanto altro che suggerisce una scelta estetica.Il mosaico alla fine e un un isieme di elementi che uniti raccontano una storia quindi può essere eseguito con ogni tipo di materiale, ho visto mosaici di domino, bijou, matite, chiodi, bulloni, tappi, addirittura nel guinness dei primati sono stati menzionati mosaici di suschi, toast, foto, mandala, etc etc, l’uomo curioso a difronte a se un mondo per creare, perché creare rende felici. La cosa più affascinante è che questa tecnica ti permette di ricoprire il mondo e trasformarlo in un opera d’arte come la pittura a me tanto cara.Guardando in casa ho notato un piatto da me dipinto tanti anni fa che può essere utilizzato senza aver paura di graffiarlo. Ho acquistato un piatto di vero trasparente, sul retro ho disegnato la traccia con un pennarello ad alcool che aderisce alla superficie, poi con dei colori acrilici ho riempito le campiture del disegno con vari colori ed una volta asciutto ho pennellato della colla vinilica e a gran velocità stesa la foglia simil oro in modo non tradizionale, ho lasciato asciugare il collante e poi delicatamente ripulito con un batuffolo di cotone la foglia in eccesso, poi per rendere sicura la parte colorata molto delicata dal momento che sul vetro non attacca nessun tipo di vernice a differenza di quella a fuoco poi cotta a 580 gradi, ma sono colori specifici per stoviglierie, ho passato una mano di vernice alla nitro, una volta usata a spruzzo per colorare le macchine. Tante sono le tecniche di cui vi parlerò che ho utilizzato in maniera non convenzionale per continuare nella mia folle sperimentazione.

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